mercoledì 1 febbraio 2012

Le ninfee di ghiaccio (foto dedicate a Claude Monet).


 
Sì, queste foto sono dedicate a Claude Monet.  Esse testimoniano il mio soggiorno in Sudtirolo e sono solo un piccolo ricordo delle bellezze paesaggistiche che ho avuto la fortuna di ammirare.  Sono ninfee di ghiaccio, o almeno a questo mi hanno fatto pensare questi giochi ghiacciati, creati nell’Adige dal gelo e dallo scorrere dell’acqua, eppure la loro forma mi sembra molto simile a quelle dipinte, en plein air, dal grande artista impressionista. 

Quando dico en plein air, mi riferisco alla tecnica utilizzata dai pittori impressionisti che dipingevano all’aperto e completavano l’opera sul posto in poche ore, con la volontà di afferrare velocemente e cogliere le fini sfumature che la luce genera su ogni particolare e, quindi, di arrivare alla reale essenza delle cose.  L’Impressionismo cercava di cogliere la prima impressione di un paesaggio velocizzando e semplicemente frammentando, trasmettendo vita, per bloccare e riflettere un pezzetto di realtà nello scorrere del tempo.  La possibilità di utilizzare la luce naturale in continuo cambiamento, ispirava e rappresentava una sfida da vincere, rispetto alla rassicurante, precisa e statica, luce artificiale creata in studio. Un modo per rappresentare il rapido cambiamento che stava avvenendo nello stile di vita degli uomini come le nuove scoperte scientifiche, tra cui quella molto importante della fotografia.  La foto sostituiva, nella ritrattistica, il classico lavoro del pittore da studio.  Quindi, gli artisti si allontanavano dalla perfezione della realtà, per rappresentare un primo passo che avrebbe portato dall’oggettivo al soggettivo nella visione artistica.  Bisogna dire che il dipingere en plein air, era già stato utilizzato prima degli impressionisti, dall’artista romantico William Turner (il primo, anche ad utilizzare una valigetta per colori) e dai macchiaioli italiani.



La bellezza dei giochi di riflessi sull’acqua, il continuo mutare degli elementi naturali, la voglia di essere nella natura e di respirarla, occuparono gli ultimi trent’anni di vita del grande artista impressionista, che realizzò un ciclo di circa 250 dipinti, nonostante fosse afflitto dal problema della cataratta.  La semplificazione estrema, ottenuta da Monet nell’ultimo periodo, rappresenta una chiara anticipazione di quella corrente artistica che sarà conosciuta come Informale gestuale.  Vi consiglio di dare un’occhiata al Musée de l’Orangerie.


Le mie foto, che testimoniano una passeggiata durante un freddo pomeriggio d’inverno, spero possano servire a ispirare anche voi, come hanno ispirato me.  Se vorrete realizzare dei dipinti da queste foto, e  fotografarli per inviarmeli, sarò molto felice di pubblicarli sul mio blog.  Credo che le mie “Ninfee di ghiaccio” sarebbero piaciute molto  a Claude Monet.










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