Leonardo da Vinci era uno scienziato, un uomo che amava sperimentare. Proprio per via di questa sua ricerca continua, osava mischiare tecniche pittoriche per inventare qualcosa di nuovo o di diverso. I risultati, per quello che riguarda la conservazione e la durata delle opere, però non erano dei più soddisfacenti e dei migliori. Dell’artista, infatti, ci sono rimasti pochi, ma splendidi lavori. Il suo genio lo spingeva a non accontentarsi facilmente e nella sua, Ultima cena, che è indubbiamente opera di eccezionale valore, ci troviamo di fronte ad una parvenza di dipinto, a una illusione artistica. L’affresco cominciò a deperire appena terminato, e Leonardo si accorse che la tecnica che aveva utilizzato mostrava subito i suoi gravi difetti: nella parte a sinistra in basso si intravedeva già una piccola crepa. Già una ventina di anni dopo la sua realizzazione, il Cenacolo presentava danni molto gravi, tanto che Vasari, scrisse che "non si scorge più se non una macchia abbagliata". Altrettanto importante fu la forte umidità presente nel muro del Refettorio, adiacente le cucine, di Santa Maria delle Grazie a Milano, dove l’opera si trova. La grandezza dell’affresco è legata all’iconografia differente, non viene adottata la tradizionale rappresentazione dell’ “Ultima cena”, con gli apostoli seduti intorno al tavolo. Leonardo li dispone invece tutti dalla stessa parte per raffigurare meglio il loro turbamento dopo l’annuncio dell’imminente tradimento. L’artista Leonardo ci fa vedere la sua grandezza nel coraggio di mutare la tradizionale iconografia, e la sua incertezza umana, nei personaggi che dipinge e nelle scelte tecniche che utilizza. Insomma, l’uomo Leonardo incarna il dubbio naturale che caratterizza il ‘500 e che era sconosciuto al primo Rinascimento.
Qualche anno fa ho letto il romanzo Il codice da Vinci, di Dan Brown. E’ stata una lettura molto piacevole e interessante, ma quello che mi ha fatto piacere e di cui sono stato contento, è stato il riscontrare un maggiore interesse, una voglia di avvicinarsi all’opera di Leonardo da parte di molte persone, anche lontane dal mondo dell’arte. Sta qui la grandezza di Dan Brown, quella potente forza attrattiva, quella seducente carica enigmatica che traspare sempre, e che ci colpisce nel guardare un capolavoro come se fosse per la prime volta. Quel far crescere il seme del dubbio. Come se l’opera non fosse un semplice strato di intonaco e pigmenti di tempera e olio, ma uno specchio segreto pronto a riflettere tutta la nostra insicurezza, i nostri dubbi e le nostra paure. Brown ci dice che nell’opera viene rappresentata Maria Maddalena, l’amante di Gesù. Ecco l’incerto, il tarlo che si insinua nel cervello. Ci spinge a pensare, a valutare. Smuove le nostre certezze. Per un po’ ci ho creduto anche io, o meglio mi sono fatto trascinare dalla pulsione romantica e dal piacere di contraddire un dogma cattolico. Poi, però, mi sono detto che l’aspetto dell’apostolo Giovanni, nell’iconografia dell’epoca, è sempre stato quello di un adolescente dai capelli lunghi e dai lineamenti dolci che oggi possono sembrare femminei, ma che all'epoca erano la consuetudine. Giovanni viene dipinto come un "giovane vergine" il cui nome "significa che in lui fu la grazia: in lui infatti ci fu la grazia della castità del suo stato virginale". Anche la mancanza delle aureole dei personaggi raffigurati, che a certi è parsa "sospetta", in realtà non ha nessuna valenza eretica. Tanti altri artisti prima di Leonardo, soprattutto di area nord-europea, avevano omesso le aureole nelle loro opere di soggetto sacro. E’ stato bello, finché è durato.
A proposito di polemiche artistiche, come non parlare di Vittorio Sgarbi. Qualche anno fa ho avuto il piacere di guardare in televisione una puntata di Matrix. Dico il piacere perché, per una volta almeno, è andata in onda un po’ di Cultura con la C maiuscola. In mezzo a tante porcherie, in quella trasmissione Sgarbi commentò e spiegò superbamente, Il cenacolo di Leonardo da Vinci. Quando parla di arte Sgarbi è magnifico, solo, quando parla di arte...
E’ un peccato che il nostro BUON Vittorio, abbia nel cognome il suo destino.
Le mani di Gesù dipinte da Leonardo da Vinci nel Cenacolo, uniche nel dipinto, una con la palma verso il basso e l’altra verso l’altro indicano che Gesù era ambidestro come naturalmente era Leonardo e in parte Michelangelo Buonarroti? Caratteristica che si somma ad una intelligenza simile e a un volto somigliante nella maturità? Cfr. ebook (Amazon) di Ravecca Massimo: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.
RispondiEliminaGentilissima Gabriella, ti ringrazio del tuo interesse. La tua domanda è molto interessante, tanto che ho deiso di scrivere un post dove parlo delle mani, dei gesti in quest'opera di Leonardo. A breve, lo prometto. Grazie ancora! :D
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